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Mario Cordova: la Voce fra le piú amate nel doppiaggio di film Hollywoodiani

LE INTERVISTE  D’AUTORE DELLA GIORNALISTA CARMEN MINUTOLI 

*** Mario Cordova è un attore e Doppiatore italiano fra i più noti per aver prestato la sua voce ad attori hollywoodiani di grande fama quali Richard  Gere e Jeremy Irons. In questa lunga ed esclusiva intervista per la mia Rubrica ha messo a nudo molto di sé. Un professionista eccellente che continua a spendersi per la cultura a tutto tondo adesso anche come scrittore. Buona lettura…anche del suo libro! CM

MARIO CORDOVA: una voce o un volto?Voce, senza dubbio. Anche se il corpo, la sua postura, i suoi movimenti sono imprescindibili quando registri solo un audio. Ma è nel momento in cui apro bocca che, chi non mi conosce, mi chiede: lei è un attore? È una gioia quando mi rendo conto di essere entrato nelle case e nei cuori delle persone attraverso i personaggi che ho doppiato. È un rapporto forte, intenso. Non dimenticherò mai quando, appena arrivato a Roma, ventenne, ho incontrato le voci degli eroi della mia infanzia. Un’emozione indimenticabile.

Quando nasce la passione per la recitazione e per il doppiaggio

In modo classico. Da ragazzino facevo ridere parenti e amici raccontando barzellette, ero sempre al centro dell’attenzione. E tutti mi dicevano: “Tu devi fare l’attore!” E cosi ti convinci che quella sia la tua strada. Poi, un giorno a 15 anni, un’amica di mio fratello mi avvisò che al Teatro Stabile di Genova, dove abitavo, era cominciata una scuola di recitazione e invitavano ad iscriversi. Ho cominciato così. Il doppiaggio è arrivato anni dopo, quando finalmente mi sono trasferito a Roma. Impossibile fare l’attore se non si vive nella capitale.

Oggi come procede il vissuto artistico/lavorativo da doppiatore e attore?

Il 15 settembre ho festeggiato 53 anni di lavoro. Una vita. Continuo a doppiare e doppierò finché ne avrò la forza. La fortuna di questo meraviglioso mestiere è di poterlo fare fino alla fine, finché si ha testa e fiato. Finché ne hai voglia. È uno straordinario viaggio in mondi lontani, a volte in altre epoche, del passato e del futuro. Incontri e ti appropri di corpi non tuoi, di volti, occhi, bocche, storie non tue e vieni trasportato in luoghi e tempi che fino a pochi istanti prima non ti appartenevano.

E poi, che patto pazzesco che c’è fra il doppiatore e colui che guarda. Pensa: Tu vai al cinema a vedere un film con Richard Gere, ad esempio. Sai benissimo che lui è un attore americano, ovviamente. Tra l’altro nel film si chiama Tom Jones e si trova, guarda caso, a New York. Entra, che so, nell’Empire State Building, si avvicina alla reception e in perfetto italiano dice: Mi ha cercato qualcuno?”. E a chi guarda il film sembra la cosa più naturale del mondo. Se lo dicesse in inglese, sarebbe sorpreso. E non fa nessuno sforzo a credere che la battuta che ha appena sentito, l’attore l’abbia detta in quel momento, invece che un doppiatore mesi dopo, nel buio di una sala di doppiaggio. Che meraviglia! Che patto!

 E come semplice persona?

Quanto tempo ho per rispondere? 

È un momento bello della mia vita. Certo, confesso che ogni tanto, vista l’età, mi viene da pensare a quanto tempo mi resta, il fisico non risponde come una volta e quando mi vedo in una foto mi scappa un: “Mio Dio, ma quello sono io?” Perché il problema è che il corpo invecchia, ma la testa meno, molto meno. Io dentro sono ancora un quarantenne, ma il mio corpo mi dice: “No, bello, ne hai 68.” Ma, a parte questo, ogni età ha i suoi vantaggi. La bellezza della mia è che sei più “leggero”, nel senso che hai risolto tanti conflitti interni, hai lasciato andare rabbie e sconfitte e ti prendi più cura di te. E non è poco, credimi!

Lei “presta” la sua voce italiana a noti attori di Hollywood doppiando film, molti dei quali sono divenuti icone mondiali. Ci racconti…

Da:Roba da Doppiatori

Beh, Richard Gere è quello che mi ha dato più notorietà. Sai quante telefonate ho fatto a mamme, mogli, sorelle di persone che mi chiedevano di lasciare un messaggio come Richard? Più di quelle che puoi immaginare. Aziono il registratore del telefono e dico con la mia voce più calda: “Ciao, sono Richard, so che sei una donna bellissima! Ti abbraccio.” Ma io amo particolarmente Jeremy Irons, che considero fra i 5 attori più bravi di sempre. Poi ho doppiato film iconici come Ghost, ad esempio. Se avessi fatto un contratto che prevedeva un tot di compenso per ogni passaggio televisivo, sarei milionario! Scherzo ovviamente. E poi mi piace ricordare Harol Ramis, il mitico Egon di “Ghostbusters” o Mr. Bean.  Personaggi molto distanti da me e, per questo, li ricordo con più gioia. Ma in tanti anni di lavoro avrò fatto 20/30 mila personaggi, ti rendi conto?

Fra i tanti, ha doppiato anche Philip Anglim in “Uccelli di Rovo”, una serie “scandalo” che all’epoca ha fatto riflettere sul problema fede, carriera ecclesiastica, relazioni d’amore proibiti e nascosti”… Il suo rapporto con la fede e la religione? 

Ricordo benissimo, ebbe un grande successo. Per rispondere alla tua domanda ti posso dire che credo in Dio. Non quello che mi hanno insegnato da ragazzo, ma sono convinto che un Dio esista. Siamo così circondati da tanta bellezza, come potrebbe essere altrimenti? Penso con stupore che tutte le cose che realmente ci servono per vivere, le acquisiamo attraverso un piacere: mangiare è un piacere, bere è un piacere, e dormire e andare al bagno e fare l’amore. Quanta meraviglia c’è dietro tutto questo. L’unica cosa che stride è il dolore del parto. Perché le donne devono soffrire per procreare? Non mi sembra giusto.

Da un po’ anche scrittore… ne vuole parlare?

Se ne voglio parlare? Non parlo d’altro ultimamente, sembro una donna incinta per la prima volta che parla di continuo di nausee e carrozzine. Scherzi a parte, è stata un’esperienza meravigliosa, ripeto meravigliosa. Ha cambiato le mie aspettative, i miei progetti. È come se mi fosse nato un terzo figlio. Occupa i miei pensieri e molto del mio tempo. L’ho presentato in tutta Italia, dal Friuli alla Sicilia, dal Piemonte all’Irpinia, dalla Lombardia alla Toscana. E le presentazioni non sono terminate. Sono stato a Padova e si continua per Pistoia, Venezia e Genova. Il libro si intitola “Gli uccelli non hanno vertigini” edito da Bertoni ed è uscito il 25 aprile. Il giorno della liberazione! E lo è stata, in qualche modo, una liberazione, da 20 anni avevo il desiderio di scrivere un romanzo e finalmente l’anno scorso ho avuto il coraggio di prendermi un anno sabbatico e di dedicarmi alla scrittura.

Per Cordova, dagli esordi della passione artistica e dai primi lavori cos’è cambiato a distanza di tempo?

Se ti riferisci al mondo dell’arte, la sensazione è che sia cambiato molto. Quando ho cominciato ero circondato da maestri, da artisti meravigliosi e tutto era “impregnato” da un alone di magia. La creatività e la voglia di donarsi erano gli aspetti più importanti. Oggi i maestri sono pochi, la “meritocrazia” spesso è un’illusione, ma non voglio dare la sensazione di quello di una certa età che ripete: Eh, ai miei tempi… Non esistono più le mezze stagioni! 

Vuole raccontare qualche aneddoto per esempio sui primi incontri con produttori, colleghi, personaggi vari incontrati in ambito lavorativo avvenuti in passato o anche recentemente?

In mezzo a mille incontri ne scelgo due. Comincio raccontandoti la prima volta che sono entrato in una sala di doppiaggio. Era il 1979, ero appena arrivato a Roma e avevo conosciuto la compagna di un grande attore, che purtroppo ci ha lasciato tanti anni fa: Stefano Satta Florez. Stefano era uno dei pochi che oltre a fare Teatro, Cinema e Tv, doppiava. La sua compagna mi aveva detto di raggiungerlo in uno studio, dove stava incidendo. Il film era “Ten” con Deadly Moore. Arrivato, chiedo a Mario Maldesi, uno dei più grandi direttori del doppiaggio di sempre, di poter parlare con Stefano, che non avevo mai visto in vita mia, e che in quel momento era nello studio di incisione. Appena avvisato che un certo Mario Cordova chiedeva di lui, accadde una cosa che non dimenticherò mai. «Mario!» disse Stefano ad alta voce, come se mi conoscesse, «eccoti finalmente!» E dicendo queste parole uscì dallo studio e mi venne incontro, mi abbracciò e rivolgendosi al direttore disse: «Mario, questo ragazzo è un attore straordinario devi assolutamente fargli un provino!» Io rimasi senza parole. Un grande e famoso attore, stava facendo una sceneggiata per me, tessendo doti che non aveva mai avuto modo di verificare. Per farla breve, feci il provino su un piccolo personaggio del film e andò così bene che la mia voce rimase nel film. Insomma, al mio primo provino venni pagato. E pochi giorni dopo la società del doppiaggio mi chiese di firmare un contratto di esclusiva e la mia carriera decollò! Incredibile la vita!

Il secondo incontro è recentissimo. Ho diretto un film di animazione per Netflix: Leo. Un cartone molto divertente. Netflix ha scelto un Talent per doppiare il protagonista e chi ha scelto? Edoardo Leo. Sì, Leo è Leo. Beh, ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con un attore straordinario, bravissimissimo! E il piacere di conoscere un uomo piacevole, intelligente e soprattutto vero.

Ha incontrato, nel tempo, anche gli attori di Hollywood che ha doppiato? Quale impressione?

 Ne ho conosciuti diversi. Richard Gere, Jeremy Irons, Willem Defoe. Grandi attori, grandi film. Mi manca Patrik Swayze, morto diversi anni fa, purtroppo. Ti racconto un aneddoto su Jeremy. Era venuto a Roma per assistere alla prima di “Lolita”, insieme ad Adrian Line, il regista del film. Al contrario di quello che accade sempre in questi casi, invece di andarsene 5 minuti dopo l’inizio della proiezione, videro tutto il film e alla fine me li presentarono. Entrambi cominciarono a parlarmi in Inglese, convinti che io, facendo questo mestiere, non potevo non conoscerlo. Io mi rendevo conto che erano entusiasti del doppiaggio, ma capivo poco di quello che mi dicevano. Ad un certo punto Jeremy se n’è accorse, smise di parlare per un istante e guardandomi negli occhi sorridendo mi disse, in spagnolo: «Por favor, siempre tu!» Poi immaginarti come mi sono sentito. «Can you write me, please?» gli chiesi. Avevo bisogno di una prova tangibile che questo superbo attore mi avesse fatto un simile complimento. Mi scrisse un fax in cui chiedeva di voler essere sempre doppiato da me. Lo tengo gelosamente fra le cose importanti. Una reliquia. 

Che bello! Fra i tanti quale reputa assolutamente meritevole della fama internazionale ottenuta?

 Tutti. Soprattutto Jeremy Irons.

Spesso la carriera artistica è contrastata da diverse difficoltà, luoghi comuni, porte difficili da sfondare…È stato così anche per lei? Tanta gavetta?

No. Con un pizzico di vergogna ti dico che tutto è stato più facile di quello che avevo preventivato. Sono stato molto fortunato. Non ho fatto la classica gavetta, le porte mi si sono aperte subito, come se fossi un predestinato. Quando racconto i miei inizi ai colleghi, mi mandano giustamente a quel paese.

Qualche “Anticipazione” artistica a cui sta lavorando? 

 In questo momento il mio unico desiderio è di cominciare a scrivere il secondo libro!

Progetti passati e recenti…Cosa vuole dirci?

 Realizzare i sogni è il compito più importante che un uomo (e donna, ovviamente) debba affrontare. A qualunque età. Senza sogni, la vita scivola via dalle nostre mani. Credo che in psicanalisi si chiami “Sindrome del Niagara”. Senza progetti la tua vita è come una barca nelle rapidi di un fiume, sballottata da forze che non ti appartengono. E alla fine c’è la cascata ad attenderti. Io ho avuto sempre presente questa meravigliosa “regola” e ho realizzato tanti sogni.

C’è qualcosa nel vissuto ad oggi che non è ancora riuscito a realizzare ma a cui tiene fortemente?

 Se me l’avessi chiesto un anno fa, avrei detto che il sogno da realizzare sarebbe stata la pubblicazione di un romanzo. Oggi il sogno è diventato realtà. Non rimane che cominciarne e portarne a termine un secondo. Non vedo l’ora. Anche se ammetto di avere un po’ di timore. Il primo libro, credo sia più facile da scrivere, almeno così è stato per me, per certi aspetti. In qualche modo molti, per non dire tutti, hanno una storia da raccontare attingendo a quello che hanno vissuto, ai dolori e le gioie provate. Il secondo libro è diverso, sarà la prova definitiva che dirà se sono davvero in grado di diventare uno scrittore.

Se tornasse indietro, artisticamente, cosa non rifarebbe e cosa invece farebbe senza esitare?

 Non c’è niente che non rifarei, davvero! Non riesco mai a pentirmi di quello che ho fatto, anche se il risultato è stato spiacevole o addirittura doloroso. Penso che le esperienze negative vadano fatte e che soffrire sia la benzina necessaria per crescere. Non ho mai rimpianti per quello che ho fatto, ma solo di quello che non ho fatto! Ma questa è una storia davvero troppo lunga, anche per un’intervista così approfondita.

Quali valori sono importanti per Mario? Quali prova a trasmettere?

 Ci vorrebbe un libro per risponderti davvero. Cercando di essere sintetico ti dirò che, oltre il discorso dei sogni, altre due cose sono fondamentali per me… La prima è quella di “crescere, di superare i propri limiti. E non sono io a pensarlo, è la vita che te lo dice. Quando non sei riuscito a superare un ostacolo (che siano paure, sensi di inadeguatezza o altro) la vita continua a riproporteli. Lo fa sempre! Non è cosi? E ogni volta alza il prezzo da pagare. Perché è solo quando il dolore del restare nella situazione che stai vivendo è più forte del dolore, della paura e della fatica del “cambiare” che finalmente cresci. Quando non ce la fai più, quando tutto è meglio del tuo “presente”.  La seconda cosa è l’amore. L’amore per la vita, per gli esseri umani, il rispetto e il desiderio di entrare in contatto con gli altri. Non c’è gioia più grande.

Il cinema italiano, la TV, il teatro, gli Eventi, la Radio, il web… Doppiando divi di Hollywood quali differenze nota nel sistema tra le produzioni italiane ed estere?

 Beh, gli Americani sono più bravi, noi siamo più profondi.

Il lavoro degli Artisti, oggi, quanto è importante per la Società civile, specie post pandemia che ha “stravolto le certezze” di molti e il vivere quotidiano?

 Quante cose ci hanno insegnato i libri e i film! Ci consentono di entrare nella parte più profonda di noi, di capire le nostre difficoltà e le nostre gioie. Le parabole di Gesù in fondo erano sceneggiature ante litteram, no?

Quanto ha influito secondo lei, ed influisce l’avvento della tecnologia? In generale e nella quotidianità?

Tantissimo. Ma ho la certezza che non risolva il problema importante dell’uomo: la felicità. Attraverso le conquiste tecnologiche stiamo conoscendo meglio lo spazio, grazie a internet abbiamo lo scibile a portata di un click, per non parlare della medicina e mille altre cose ancora. Ma nessuna tecnologia, risponderà mai alle domande che l’uomo si fa da sempre.

Oggi va di moda il tema sulla Intelligenza Artificiale applicata ovunque, quindi anche nel campo artistico e il doppiaggio sembra non sarà risparmiato; la sua opinione in merito?

 Spaventa, inutile negarlo. Il mestiere del doppiaggio è a rischio, mi pare. La storia insegna che sono tanti i mestieri che non esistono più. Vedremo.

Gli scioperi e le “rivolte” di tanti artisti sia in Italia sia all’estero… cosa ne pensa?

 Penso che siano giuste. Il mestiere dell’attore, così come quello degli sceneggiatori e degli addetti alla cinematografia, è particolarmente complicato. Noi lavoriamo con le emozioni, con le parole, ma anche con il “non detto”, che percepisci da uno sguardo, da un’intonazione. È un lavoro che ti mette al centro dell’attenzione e mantenere un equilibrio mentale non è mai semplice. Ribellarsi significa anche difendere quella passione, quell’amore che abbiamo dentro.

Ha una schiera di affezionati fan; secondo lei cosa amano di più di Cordova artista?

 Beh, attraverso il mio corpo e soprattutto attraverso la mia voce hanno sognato, sono stati catapultati in altri mondi. E questo lascia il segno. Lo vedo da come mi si avvicinano, dalla tenerezza con cui mi chiedono, ad esempio, la dedica nel mio libro che hanno appena comprato. I loro sguardi sono rivolti a qualcuno che hanno la sensazione di conoscere da tanto tempo.

Se non avesse fatto l’artista, quale alternativa?

Vengo da una famiglia di insegnanti, se non fossi diventato attore sarei entrato nel mondo della scuola. Un altro mestiere importante, meraviglioso.

La classica domanda: Come si vede Mario Cordova nel “futuro”?

Mi vedo in una casa in campagna davanti a un computer a scrivere un romanzo. Accanto a me una “fanciulla” che mi ama e si sta preparando perché fra poco usciremo per incontrare degli amici. Ma prima devo finire di scrivere e di preparare l’incontro di domani. Che incontro? Non lo so con esattezza, ma certo nella mia vita, oltre all’amore, alla scrittura, agli amici, ci sarà sicuramente un impegno nel “sociale”.

Nel 2022 ha ricevuto il prestigioso Vince Award. Vuole dire qualcosa in merito?

Un grande Premio. Ne sono orgoglioso.

Le origini, la propria terra, l’amicizia, la famiglia, l’amore… cosa sono per Mario? 

In qualche modo credo di averti già risposto. Per farlo più approfonditamente, ci vuole davvero una vita.

Mario, qual è la domanda che nessuno le ha mai fatto e che avrebbe voluto le fosse rivolta? 

 Ho fatto centinaia di interviste, ma pochissime volte mi hanno chiesto di parlare delle mie paure, delle mie sofferenze. E di questo parlo nelle presentazioni del mio libro.

… e cosa risponde….

Che accetto tutto quello che mi è successo, anche le cose più tristi. O terribili, come una grave malattia con cui ho combattuto più o meno dieci anni fa. Superata! Tutto è servito per diventare quello che sono. E quindi grazie anche ai dolori, alle difficoltà, alle lacrime. Perché, come suggerisce il titolo del mio romanzo, non abbiamo alternative: dobbiamo imparare a volare.

MARIO CORDOVA: a chi pensa di voler dire un semplice GRAZIE?

Un grazie a tutti, a cominciare dai miei genitori, che fortunatamente mi hanno messo al mondo. A mio fratello a cui voglio un bene profondo. Alle donne che ho amato, a quelle, quasi tutte, che mi hanno abbandonato, perché è grazie al dolore provato se sono cresciuto. E credimi è la verità, lo penso davvero. Grazie al sole e al mare e alla bellezza di questo mondo. E grazie a te per questa intervista.

 Grazie Mario. Ad Maiora semper 

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