Sono i bambini, precisamente piccoli balilla, i protagonisti indiscussi di “L’ultima volta che siamo stati bambini”, il nuovo film di Claudio Bisio.
Uscito nelle sale cinematografiche italiane pochi giorni fa, la commedia “drammatica” ricorda in parte i capolavori cinematografici degli anni 50, quei film del neorealismo italiano in cui i registi pongono le camere da presa ad altezza bambino.
Questa tecnica, come in passato, comporta un immediata sensazione di pathos e vicinanza dello spettatore ai protagonisti. L’innocenza e l’ingenuità infantile contrasta con le brutalità della seconda Guerra mondiale, come la deportazione dei primi ebrei nei campi di concentramento. Riccardo, uno dei bambini del gruppo, scompare immediatamente.
I tre non possono abbandonare una parte importante del loro gruppo. Da qui inizia un lungo viaggio…Cosimo, Italo e Vanda sono bambini di appena dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate dalla Seconda guerra mondiale.
Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico, non hanno dubbi: devono partire per una missione di soccorso. La loro fuga darà il via a una seconda, disperata missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce.
La speranza di raggiungere i piccoli fuggiaschi in poche ore si dimostra fin dall’inizio un imperdonabile errore di calcolo. Equipaggiati con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino, un’amicizia che diventa più forte di giorno in giorno e una misteriosa mappa, Cosimo, Italo e Vanda portano avanti con caparbietà la loro missione, tra avventure spericolate e voglia di libertà pagata a caro prezzo.
Voto 8.5.
A CURA DI: KATIA TROIA
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