Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

Kinds of Kindness: la recensione di Martina Corvaia

Emma Stone e Joe Alwyn in Kinds of Kindness (Credits: The Walt Disney Company Italia)

Kinds of Kindness, la recensione del film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie e Hunter Schafer

Se pensiamo a Yorgos Lanthimos ci viene subito in mente il rapporto con il potere. Analizzato e rivisitato in chiave politica in Dogtooth (2009) e The Lobster (2015), solo per citare due esempi emblematici, fino ad arrivare al successo planetario di Povere Creature! (2023), trionfo inatteso al botteghino anche per il regista stesso. È una sete di potere malvagia quella di Lanthimos, degenerativa, opinabile, ossessiva nella mania di controllo sulle decisioni altrui. E sulla scia di un mistero ambiguo che sfida le leggi della psicologia occulta, Kinds of Kindness sferra un colpo lacerante sulla decadenza umana con tre storie legate da un filo rosso, giallo e azzurro. Un simbolismo che annienta le vite, il fil rouge, jaune, bleu si spezza nel momento in cui un uomo e una donna raggiungono il culmine di pura frenesia. Degradante a dir poco. Tipi di gentilezza, come rivela la pellicola. Ma quanti tipi di gentilezza conosce “Il Greco”?

Presentato alla 77ª edizione del Festival di Cannes, Kinds of Kindness racconta tre storie separate ma sul piano dell’immaginazione complementari tra loro. Gli attori sono sempre gli stessi: tre ruoli differenti, sempre più vicini al raccapricciante, sempre più spinti da una foga distruttiva che alimenta la pulsione sadica per soddisfare tutti i sensi. Storie puntellate dal rosso fuoco nella prima antologia traumatica di Robert (Jesse Plemons) che cerca di prendere in mano la propria vita aprendosi un varco nell’omicidio premeditato; dal colore giallo di Daniel (ancora Jesse Plemons) in un lento e terrificante declino psichico misto a una mancanza di fedeltà verso la moglie Liz (Emma Stone), un’altra persona dopo la sua scomparsa in mare; dall’azzurro come forma di isolamento di Andrew ed Emily ‒ per la terza volta Jesse Plemons ed Emma Stone in ruoli ben lontani dai primi due ‒ nell’attesa di trovare qualcuno con la grande abilità di resuscitare i morti per diventare la nuova leader spirituale.

Tre storie ruotano attorno a un nome: R.M.F. Tre racconti folli immersi in colori ai limiti lynchiani mettono i brividi sulla pelle. Tre personaggi principali ‒ Jesse Plemons ed Emma Stone a cui si aggiunge Willem Dafoe, camaleontico nella sua posizione di dominio ‒ cambiano atteggiamento ed espressione in base al contesto in cui si trovano. Ecco: è qui il perno delle storie raggruppate sotto un unico titolo. Del numero tre che ossessiona Lanthimos da quando il grande pubblico lo ha conosciuto. Sono tante le domande, eppure una si eleva più in alto di tutte: le vittime di tale potere egocentrico, mostrato senza pietà con un’inconfutabile vena sardonica, possono diventare i carnefici? Quelle povere creature che hanno scatenato un plauso inaspettato possono regredire nella loro doppia personalità perché spinti da un grado abissale di depravazione disumana? Kinds of Kindness, controverso già nel titolo, ha la risposta.

Disturbante, divisorio, destabilizzante, mordace. È questo Kinds of Kindness. O lo ami o lo odi. Come tutti i film del regista. Una cosa è certa: Yorgos Lanthimos è tornato agli albori per rappresentare i suoi personaggi chiusi dentro gabbie mentre urlano per uscire dalla loro condizione umiliante. Gridano qualcosa per potersi liberare, senza esito. Si prova un forte disgusto per storie che sfuggono di mano. Incontrollabili, come le nostre sensazioni che sentiamo con il fiato sospeso durante la visione. Ci vuole fegato, questa volta da tenere dentro il corpo per non incappare in una dimensione onirica da far ribrezzo.

Vedere per credere.

VOTO: 8.5/10

Martina Corvaia

Kinds of Kindness locandina film (Credits: The Walt Disney Company Italia)
Kinds of Kindness locandina film (Credits: The Walt Disney Company Italia)

 

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