Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

Estranei: la recensione di Martina Corvaia

Estranei, la recensione del film di Andrew Haigh con Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy

Capita tante volte di leggere romanzi su storie d’amore omosessuali, di appassionarci a quelle parole che occupano la pagina bianca, di mettersi nei panni dei protagonisti e di lasciare vagare la nostra immaginazione per dare un volto e un’anima a ciò che stiamo leggendo. È il potere della parola nero su bianco, della nostra fantasia che si anima al tocco della carta che gira, della lettura di quella storia per cui noi ci immedesimiamo nei personaggi in mezzo a tanti pericoli. Succede all’improvviso che quelle parole lette tempo fa diventano immagini in movimento, proiettate sul grande schermo, messe in scena da un regista che ha letto quel romanzo e se n’è innamorato così tanto da girare un film. Per il piacere della visione, per far riflettere, per portarci nel mondo che ha costruito e che forse ha cambiato nella narrazione (audio)visiva per lo spettatore. La sorte di Estranei (All of Us Strangers) è proprio questa: romanzo omonimo di Taichi Yamada (1987) e trasposizione cinematografica di Andrew Haigh dal quale è tratto liberamente per attivare nello spettatore quel senso di empatia che ha provato lui stesso mentre leggeva.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso anno, Estranei si intrufola di soppiatto all’interno dei piccoli gioiellini che mettono in scena l’amore, quello vero, quello sofferto, quello vissuto tra due uomini che si incontrano per la prima volta in un condominio disabitato a nord di Londra. Adam (Andrew Scott) ed Harry (Paul Mescal) sono due vicini di casa giovani, belli, in forma, che condividono la solitudine di non essere compresi come uomini queer. Adam è uno sceneggiatore con il classico blocco dello scrittore che non riesce più a trovare uno stimolo per scrivere una parola dietro l’altra; Harry è un ragazzo misterioso che bussa alla sua porta una notte per bere qualcosa insieme e tenersi compagnia. Diffidenza, paura, incrocio di sguardi, una porta chiusa, silenzi. Attrazione magnetica che apre la porta del cuore. Adam ed Harry si sentono più vivi che mai.

Due estranei, tanto lontani eppure così vicini da averne timore. Anche del rispettivo passato, figlio di mentalità generazionali chiuse, preoccupanti, retrogradi nel rapporto genitori-figli omosessuali non accettato da provare un senso di inspiegabile sgomento ancora oggi. Andrew Haigh non racconta soltanto una storia di amore passionale tra due ragazzi che provano l’ebbrezza di abbandonarsi l’un l’altro, di reagire a una società stereotipata dentro una bolla di eccessi tutta loro. Estranei si inebria di mistero interiore, di una suspence psichica che disorienta. La retta via di interpretazione razionale si perde, ne imbocca un’altra tanto frastornante da suscitare un’emozione nuova, sofferta, piena di lacrime, ai limiti dell’immaginazione. Cos’è reale? Cosa non lo è?

Estranei è una visione allucinatoria destabilizzante di una storia d’amore. Due mondi opposti ‒ o meglio tre ‒ dove è il trauma a prendere forma, consapevolizzato, assorbito, fatto proprio per voltare pagina. Per dare una chance alla novità, a un giovane che ha aperto la porta della sua anima una sera come tante e non è più andato via. È nel momento di elaborazione, del vincolo familiare spezzato una volta per tutte che il dolore di una proiezione mortifera non lascia scampo. Un abbraccio sentito, uno scambio di ruoli, l’isolamento, l’accettazione del proprio essere, il desiderio svanito, la felicità perduta. Estranei è uno studio psicologico allo stato puro.

VOTO: 8/10

 

Martina Corvaia

Estranei locandina film (Credits: The Walt Disney Company)
Estranei locandina film (Credits: The Walt Disney Company)

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