Cinema Le recensioni di Giorgio Maria Aloi

Esce oggi Kung Fu Panda 4: la recensione di Giorgio Maria Aloi

Recensione Giorgio Maria Aloi
Giorgio Maria Aloi

“Kung Fu Panda 4” è un film d’animazione del 2024 diretto da Mike Mitchell e Stephanie Ma Stin. Prodotto dalla Dreamworks Animation (la stessa casa di produzione cinematografica che ha realizzato film come “Shrek”, “Madagascar”, “Dragon Trainer”, “Shark Tale”, ecc.) e distribuito da Universal Pictures, “Kung Fu Panda 4” è il quarto film del franchise di “Kung Fu Panda”, iniziato nel 2008, e sequel arrivato dopo 8 anni dall’uscita del terzo capitolo. Nel doppiaggio originale, Jack Black, Dustin Hoffman, James Hong, Bryan Cranston e Ian McShane riprendono i ruoli dei film precedenti, con l’aggiunta al cast di nuove voci come Awkwafina, Viola Davis e Ke Huy Quan. In quello italiano, invece, ritornano Fabio Volo, Paolo Marchese e Fabrizio Pucci, ma allo stesso tempo sono avvenuti dei cambiamenti come Carlo Valli e Oliviero Dinelli, al posto di Eros Pagni e Francesco Vairano. Anche nel cast italiano, ci sono new entry come Alessia Amendola e Laura Romano.

In questa nuova avventura, il Leggendario Guerriero Dragone Po avrà una nuova tappa da affrontare nel suo viaggio spirituale e nel suo percorso, all’interno del Kung Fu: dovrà diventare la nuova guida spirituale della Valle della Pace e cercare un nuovo successore come nuovo Guerriero Dragone. Mentre cercherà di portare a termine i nuovi compiti, Po dovrà vedersela anche con una giovane volpe ladruncola di nome Zhen e con un nuovo nemico che minaccerà la Valle della Pace: la Camaleonte. Quest’ultima, con la sua abilità di cambiare forma, cercherà un modo di riportare in vita tutti i nemici sconfitti da Po in passato ed altri maestri del Kung Fu, per ottenere le loro abilità combattive e diventare così talmente potente, da seminare il panico.

Nel corso degli anni, anche la Dreamworks Animation ha avuto il suo filone di film d’animazione, che ha avuto sia i suoi alti che bassi. Al di là della qualità, ha sempre realizzato dei film mirati ai ragazzini, ma allo stesso tempo capaci di divertire ed emozionare anche gli adulti. La loro particolarità sta proprio qui, oltre lo stile della computer grafica: rompere gli stereotipi e cercare di divertire con gag e battute che i piccoli non coglierebbero ed allo stesso tempo, emozionare con scene toccanti e lasciare anche dei bei insegnamenti. “Kung Fu Panda” è uno dei loro franchise che riesce in questo intento.

Tuttavia, “Kung Fu Panda” ha trovato una sorta di compromesso: è sempre rimasto nella “zona di comfort” della Dreamworks, ma cerca di rispettare i valori del Kung Fu. Il bello delle arti marziali non sta solo nell’apprendere mosse da combattimento per imparare a difendersi, ma fare un viaggio spirituale all’interno di sé stessi e raggiungere l’equilibrio interiore. Gli insegnamenti che si ottengono possono essere messi in pratica anche nella vita e la pace interiore a cui si ambisce, è lo scopo più importante di ogni individuo.

La cosa incredibile è che una saga d’animazione dà dei bei insegnamenti ed ogni capitolo lascia una bella morale da mettere in pratica, nella vita di tutti i giorni. Po è un simpatico panda da cui non ci aspetta grandi cose, eppure riesce sempre a sorprendere e ad insegnare qualcosa allo spettatore, che guarda le sue avventure tra una risata ed uno spunto di riflessione. Ora, sono arrivati ad un quarto capitolo.

Alcune saghe non hanno avuto il coraggio di fermarsi al momento opportuno, ma “Kung Fu Panda” rientra nell’altra categoria, ovvero quella in cui a distanza di anni, ha sempre una nuova storia da raccontare. Il nuovo capitolo si presenta con lo stesso carisma che ha contraddistinto la storia di Po da altre, anche se non è da considerarsi il migliore tra tutti i film realizzati.
Si può considerare una sorta di osmosi tra sequel diretto e una specie di “reboot”, ossia l’inizio di un nuovo possibile ciclo, e mentre si guarda il film c’è quella vaga probabilità che possa essere una nuova trilogia. La scelta della villain, lo scontro con essa, la nuova missione di Po e l’introduzione di nuovi personaggi sembrano elementi che rappresentano la chiusura col passato e l’inizio di un nuovo percorso. Ma è questo il fulcro della vita, non si è mai arrivati e Po lo scopre sempre di più, col passare del tempo. Qui, si presenta meno goffo e più maturo, ma con la falsa convinzione di non poter fare di più e il timore del cambiamento. A proposito di quest’ultima parola, il senso del film si concentra proprio qui. Il cambiamento può portare a perdere ciò per cui si è faticato per ottenere, ma non deve essere necessariamente un male. Può spaventare, però si può sempre provare ad accettare per poter proseguire la propria strada ed accogliere cose nuove o addirittura migliori. Anche questa volta, “Kung Fu Panda” lascia un bell’insegnamento da mettere in pratica. Si presenta come un’innovazione alla continuità, in cui invita a trovare il coraggio di lasciare quello che si è e ciò che si ha, per diventare la versione migliore di sé stessi e con cose migliori. In un certo senso, anche qui ricorda di far pace col passato e che certe abilità vanno meritate e non rubate. 

Anche questa volta, il villain rappresenta la lezione da imparare ed è il polo opposto di Po, capitato in quella fase della sua vita. Rispetto agli altri, è meno approfondito ma non è un caso la sua abilità di trasformazione, anche perché quando assume le forme dei vecchi nemici di Po e poi di lui stesso, è una chiara rappresentazione di chiusura e di confronto con la vecchia versione di sé stesso. Ed è proprio qui, che Po dimostra di essere lontano dal Panda scansafatiche che era un tempo ed è pronto ad intraprendere il percorso della saggezza, seppur mantenga sempre la sua semplicità e simpatia.

Anche i comprimari giocano il loro ruoli, tra ritorni di personaggi che hanno conquistato il pubblico e assenze di altri che si sentono, ma vengono compensate dall’introduzione di personaggi con un potenziale da scoprire. Quando si parla di personaggi animati, non si possono non considerare i doppiatori. Per quanto riguarda quello originale, ritornano tutti i veterani che calzano a pennello, mentre in quello italiano ritorna Fabio Volo che è adatto ormai per Po e si aggiunge Alessia Amendola, che si scopre azzeccata per Zhen.

Nonostante i vari insegnamenti, però la scrittura del film mantiene lo stesso carisma e la trama scorre in modo leggero e ci sono anche qui gag molto simpatiche. Nonostante non sia allo stesso livello del primo film per certi elementi, resta comunque un film piacevole da vedere, mantenendo anche lo stile d’animazione che comprende quella cultura orientale classica, seppur ci sia anche qualche upgrade tecnico in alcune sequenze. Tutto gestito con una regia piuttosto movimentata, anche se ogni tanto il ritmo tende ad accelerare verso la fine della pellicola.

Andate a vederlo al cinema, perché ne vale la pena

Voto: 8-/10

Giorgio Maria Aloi

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