Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

Drive-Away Dolls: la recensione di Martina Corvaia

Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan in Drive-Away Dolls (Credits: Universal Pictures International Italy)

Drive-Away Dolls, la recensione del film di Ethan Coen con Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Matt Damon, Pedro Pascal, Colman Domingo, Bill Camp e Beanie Feldstein

Negli anni ’90 usciva un film che ha lasciato la firma di Ridley Scott nella storia del cinema: Thelma & Louise (1991). Raccontava un viaggio on the road di due donne vittime della loro quotidianità che decidevano di partire per una tragica vacanza movimentata tra le vie desertiche del Nuovo Messico. Da allora sono stati girati diversi film in nome di un femminismo conquistato che porta alta la bandiera della libertà di pensiero. Ethan Coen, fratello di Joel Coen (Fargo, 1996), prende una vaga ispirazione da quel film, inserisce qualche elemento tarantiniano intriso di oniriche immagini psichedeliche distorcenti, accenna a venature da gangster movie e trasforma il crimine in una parodia strappalacrime (dal ridere, si intende) con due donne protagoniste di una storia fallocentrica ai limiti del reale. Ne esce Drive-Away Dolls.

Elogiato nella sua breve durata ‒ appena 84 minuti ‒ Drive-Away Dolls si fa carico di grandi aspettative, merito senza dubbio del grande regista e della bravura di Margaret Qualley, ma le smonta in poco tempo. Di Thelma & Louise non ha nulla, se non il viaggio delle due donne che porta Jamie (Margaret Qualley) e Marian (Geraldine Viswanathan) a Tallahassee in Florida con qualche pit stop piacevole per tutti i sensi. Di quella valigetta e di poche inquadrature alla Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994), Ethan Coen sembra servirsene solo per prendere in giro qualcuno che molto tempo prima aveva già messo le mani nel cinema e non ha smesso ancora oggi di essere idolatrato per i suoi espedienti cinematografici. Per Tarantino la valigetta si circondava di un’abbagliante aurea di luce dorata che faceva pensare a qualcosa di valore per cui i criminali guizzavano gli occhi. Per il fratello Coen il gusto parodico prende il sopravvento: il valore di tanto tallonamento si trasforma in calchi concreti di parti del corpo maschili che appartengono ai vertici alti del potere. Disposti a tutto pur di impossessarsene. Surreale.

Gli scagnozzi generalmente fanno di tutto per i soldi, sparano, inseguono, non hanno paura di morire per milioni di dollari che fanno gola. In Drive-Away Dolls tutto si ribalta: i soldi non esistono, gli oggetti sessuali sono più cari del denaro custodito dentro una valigetta grigia. Drive-Away Dolls è una parodia che scardina il classico ordine narrativo di un action movie e non si fa problemi a schiantarsi contro il rigido sistema di regole hollywoodiane. Il film di Ethan Coen si intrufola in quel filone di commedie americane che trascinano una grossa risata per la messa in scena assurda con battute fuori dagli schemi.

Tuttavia, c’è qualcosa di anticonformista: oltre la narrazione ribaltata nei canoni classici, Ethan Coen scrive e dirige una storia che mette al centro l’orientamento sessuale femminile senza provare nessun imbarazzo, costruita su una sceneggiatura incisiva e brillante da cogliere lo spettatore con un effetto sorpresa. Eppure, la sensazione allucinatoria che si prova in qualche innesto filmico con un cameo fortuito confonde la visione, disorienta l’attenzione e diventa poco comprensibile ai fini narrativi.

Drive-Away Dolls è una commedia folle, farraginosa, caricaturale dei classici del cinema. Forse è proprio qui l’elemento novità. Purtroppo va a scemare beccandosi il rischio di risultare troppo superficiale. Meglio se i fratelli Coen continuano a lavorare insieme. Ci mancano i loro gioielli preziosi.

VOTO: 6/10

Martina Corvaia

Drive-Away Dolls locandina film (Credits: Universal Pictures)
Drive-Away Dolls locandina film (Credits: Universal Pictures International Italy)

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