Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

Another End: la recensione di Martina Corvaia

Another End la recensione del film di Piero Messina con Gael García Bernal, Renate Hansen Reinsve, Bérénice Bejo e Olivia Williams (Credits: 01 Distribution)

Another End, la recensione del film di Piero Messina con Gael García Bernal, Renate Hansen Reinsve, Bérénice Bejo e Olivia Williams

Non si ha mai la forza di lasciar andare per sempre una persona amata. L’elaborazione del lutto può essere tanto forte da scatenare una reazione violenta, tragica in certi casi. Quasi da dimenticarsi che cosa vuol dire vivere, con il destino che sceglie al nostro posto. La gioia svanisce, subentra il dolore. Ogni giorno è uguale a tutti gli altri. Niente ha più valore. Sopraggiunge il sapore amaro dell’esistenza. Un incidente stradale, fatale come quello in Another End, cambia il futuro di chiunque. Sopravvivono solo i ricordi, quelli più brutti, svuotati di senso. Gli oggetti, i cibi cucinati, le mura di casa, la musica ascoltata su un lettore per cassette rievocano Zoe. Il grande amore di Sal. C’è chi crede che ci sia una vita oltre il sonno eterno, chi scettico preferisce non esprimersi sul credo dell’aldilà. Eppure, Piero Messina (L’attesa, 2015) non si tira indietro nel calpestare il terreno di un mondo immaginifico, distopico, illusorio che al contempo intimorisce. Forse per i passi da gigante della tecnologia che avanza come uno tsunami inondando il sapere degli esperti.

Another End ‒ presentato in concorso alla 74ª edizione della Berlinale ‒ non è solo il titolo che celebra il ritorno dietro la macchina da presa di Piero Messina dopo ben nove anni di stop dal set. È un sistema regolamentato, un modo scientifico studiato appositamente per alleviare il dolore del distacco dalla persona perduta. La prassi di Another End riporta in vita per poco tempo la coscienza di chi non è più sulla terra e la ospita su un corpo locatore. Una rivoluzione stravolgente, una lacerante rovina per chi non riesce a superare la perdita e continua ad andare avanti abbracciando quell’amore che scomparirà un giorno come tanti. Soltanto perché medici geniali decidono il momento giusto per separarsi una volta per tutte da quell’anima in pena. Ma come si determina l’attimo preciso? Un uomo o una donna con un camice bianco può scegliere per i parenti più vicini?

Sal (Gael García Bernal) si convince della nuova tecnologia riesumabile con l’aiuto della sorella Ebe (Bérénice Bejo), che resuscita la memoria di Zoe (Renate Hansen Reinsve). Ecco che Zoe vive in un’altra donna. Bella, alta, con un corpo misterioso ‒ che non riconosce? ‒ amante della notte più che del giorno. D’improvviso il sorriso ritorna, tuttavia allontanarsi dalla donna amata diventa più difficile. La sofferenza fa crollare il castello di carte scientifiche, la pratica tecnologica acuisce la fragilità dell’uomo, la sensibilità umana viene schiacciata da una metodologia sperimentale che mette i brividi. A dove porta una felicità effimera e i risvolti psichici di un esperimento sulla società che non riesce a metabolizzare un lutto doloroso?

Piero Messina azzarda una storia pericolosa, a tratti con qualche buco narrativo e un colpo di scena finale che lascia di stucco. Anche se con poca originalità ‒ altri film e serie tv parlano di tecnologie in grado di risvegliare la coscienza di persone che non ci sono più ‒ lo sguardo progressista di Another End si sente, percettibile nella mente spettatoriale, in una visione poco disturbante. La domanda però rimane: un amore così intenso può sopravvivere in un corpo diverso scrigno di segreti nascosti?

VOTO: 7/10

Martina Corvaia

Another End locandina film (Credits: 01 Distribution)
Another End locandina film (Credits: 01 Distribution)

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