Cinema Letteratura

“Cinema western”, il nuovo libro di Alberto Crespi edito da Treccani. La storia di un genere che racconta l’epica americana

È stato il genere di maggiore successo del cinema mondiale, infinito nei suoi innumerevoli filoni e sottocategorie.
Di certo, il western ha raccontato la nascita di una nazione, gli Stati Uniti, che lo elessero a mezzo di comunicazione di massa: una forma di intrattenimento popolare ma anche il prodromo del grande sogno americano.

Non a caso, il western è il cinema a stelle e strisce per eccellenza: a ricostruirne la storia, raccontandone il mito e la fascinazione esercitata su intere generazioni di tutte le latitudini, è Alberto Crespi, autore, conduttore radiofonico e televisivo e critico cinematografico.
Pubblicato da Treccani nell’ambito della collana “Voci”, “Cinema Western” , centoventinove pagine, è il racconto di un’epopea basata su fatti storici, spesso mitizzati e talvolta mistificati a servizio di un ideale: un sogno libertario di affermazione della grandezza americana che si snodava tra territori ancora da esplorare, dove il rispetto della legge e delle regole sociali non si erano ancora affermati.
Per farlo, occorreva lottare contro i nativi, ovvero gli indiani, e affrontare il mastodontico conflitto culturale e politico fra Nord e Sud che culminò nella guerra di secessione tra il 1861 e il 1865.

In un simile contesto, il genere western assunse sempre più la connotazione di un racconto della frontiera.
Ovvero quel confine che, secondo  Frederick Jackson Turner, docente all’Università del Wisconsin e a Harward, aveva creato la libertà “spezzando i limiti dell’abitudine, offrendo nuove esperienze e promuovendo nuove istituzioni e attività”.
Concetti che Alberto Crespi analizza da tempo: prima dell’uscita di “Cinema Western”, infatti, l’autore ha pubblicato nel 2023 per i tipi di Jimenez “Il mondo secondo John Ford”.

“Ombre rosse”, capolavoro di John Ford

GLI SCENARI DEL WESTERN: IDAHO, MONTANA, NORTH DAKOTA, SOUTH DAKOTA E WYOMING

Il set delle pellicole western è la regione che occupa i vastissimi territori dell’Ovest degli Stati Uniti d’America.
Great American West è una delle espressioni maggiormente utilizzate per indicare l’immenso spazio oltre il Mississippi che include Idaho, Montana, Wyoming, Dakota del Nord e del Sud.

Territori in cui, a partire dalla fine dell’Ottocento, iniziò il racconto fondativo dell’epica americana: i temi sono quelli dell’amicizia virile, dei matrimoni tra etnie diverse, dell’irruzione della “civiltà” nella wilderness.
Al centro, il coraggio dell’eroe solitario che affronta il nemico nelle strade polverose e nelle lunghe carovane dei pionieri, tra colpi di pistola nei saloon, assalti alle diligenze e cercatori d’oro sullo sfondo dei deserti del Sud Ovest, delle grandi praterie e delle Montagne Rocciose.

Un immaginario che, come spiega Alberto Crespi, fonda la propria essenza sull’America sensibile alla rievocazione delle proprie radici, della creazione delle comunità di coloni e del proprio proletariato più autentico, fatto di donne e uomini diseredati che hanno costruito il Paese.
L’impatto sulla cultura popolare è stato enorme, a partire dagli anni Cinquanta fino a oggi, sebbene il genere abbia conosciuto momenti di forte declino.

La narrazione non è solo di tipo cinematografico, anche se il western ha offerto il meglio di sé proprio sul grande schermo: è stato anche pittura, grafica,  spettacolo circense, letteratura, tv e soprattutto fumetto.
Guerra, conquista, lotta, amore, morte: negli anni Cinquanta il western divenne il terreno privilegiato su cui innestare conflitti psicologici, relazioni familiari complicate e melodrammi sentimentali.

Alberto Crespi parte da David Wark Griffith e Thomas Harper Ince, passando per John Ford, Howard Hawks e Sergio Leone fino a Quentin Tarantino e soprattutto Clint Eastwood, la cui valenza attoriale e registica, tuttavia, si colloca ben oltre i confini del genere.
Un talento smisurato e prolifico che ha innalzato incredibilmente il livello del cinema americano nel corso dei decenni, smentendo i detrattori – Sergio Leone incluso – che nel tempo, invece, ne hanno riconosciuto le capacità.

 

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