Cinema Le recensioni di Martina Corvaia

“Chi segna vince” la recensione di Martina Corvaia sul film di Taika Waititi con Michael Fassbender

La giornalista Martina Corvaia

Il calcio è solo un gioco. Devi essere felice prima di tutto. Taika Waititi insiste nel comunicare l’unione, lo stare bene insieme, l’essere una squadra sul campo e nella vita che contano più di una vittoria alle qualificazioni per la Coppa del Mondo. Contano più di una terribile sconfitta 31 a 0 contro l’Australia nel 2001. Ma per la nazionale di outsider delle Samoa Americane il calcio non è vincere. Serve un goal, soltanto uno, per togliersi di dosso l’etichetta di losers in tutte le partite giocate. E un nuovo coach che li motivi a dovere: Thomas Rongen (Michael Fassbender).

Lo scorso anno Bobby Farrelly metteva in scena una commedia sportiva in cui non era tanto rilevante la vittoria di una squadra di basket diversamente abile per dimostrare il suo valore e sollevare la coppa al cielo. Era la squadra stessa a insegnare che cosa significava lo sport nella vita a Marcus (Woody Harrelson), ex allenatore di pallacanestro che alzava volentieri il gomito per inebriare i suoi fallimenti. In Campioni (2023) era Marcus a uscirne vincitore nello sport terapeutico. In Chi segna vince ‒ ispirato a fatti realmente accaduti ‒ succede esattamente la stessa cosa: la squadra è un disastro, le sconfitte non si contano più sulle dita di una mano e nessuno vuole più allenare un team che non sa nemmeno calciare la palla. Fino a quando il burbero Thomas Rongen decide di andare incontro al suo destino.

Quando lo sport approda al cinema non si parla più di vittoria sul campo. L’equazione sport=disagio esistenziale trascina una richiesta d’aiuto che fa immergere lo spettatore dentro la storia e riemergere chi nello sport rimane incastrato. Che peso ha il premio? Che merito ha la nomina che ne deriva?
Thomas Rongen reagisce con le cinque fasi del dolore dettate dall’afflizione per aver perso la figlia in un incidente stradale, il dispiacere per la separazione dalla moglie e la sofferenza riversata nel suo insuccesso da coach che sfogava la sua ira in piena partita.

Chi segna vince è la psicoterapia di un uomo che (ri)trova sé stesso sul campo da calcio. Lo spettatore fa propria la sua storia, catapultato com’è dentro il film ‒ lo sguardo in macchina rende tutto più facile ‒ e crede che dalla perdita possa rinascere più forte e coraggioso di prima.
Thomas Rongen affronta le sue paure, le lacrime piene di tormento bagnano i suoi occhi azzurri e rianimano la sua esistenza al prezzo del sacrificio e della forza di volontà per riuscire laddove ha sbagliato.

Chi segna vince è la redenzione di un uomo bianco interpretato da Michael Fassbender. È lo spirito di gruppo che emerge nonostante le avversità, le tradizioni rispettate e mai trascurate, il darsi da fare in qualsiasi modo su una piccola isola tra sole, mare e montagna intrisi di una buona ironia che si mescola a qualche battuta razzista poco gradita. Taika Waititi (Oscar per Jojo Rabbit nel 2020) ci mette davanti la storia della peggior squadra di calcio del mondo con una qualità che non ha bisogno di essere ripagata: la gioia di essere sé stessi, la consapevolezza di essere reietti felici condividendo la felicità con le persone care. E Thomas Rongen segue questa strada. È lui che riesce a segnare il goal della sua consolazione. Peccato che Waititi ‒ neozelandese di nascita, figlio di un maori ‒ dirige (guarda caso) in un’isola del Pacifico una storia che abbiamo visto così tante volte sul grande schermo da risultare poco originale per meritare la visione compiaciuta.

VOTO: 6.5/10

Martina Corvaia

Leggi anche: https://www.cinepress.it/chi-segna-vince-da-giovedi-11-gennaio-al-cinema-il-capolavoro-di-taika-waititi/

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