Le recensioni di Giorgio Maria Aloi

Chiamami col tuo nome (2017): la recensione di Giorgio Maria Aloi

“Chiamami col tuo nome” è un film del 2017 diretto da Luca Guadagnino. È la trasposizione cinematografica del romanzo di André Aciman e i protagonisti del film sono Timothee Chalamet e Armie Hammer.

Il giovane Elio Perlman (Timothée Chalamet), un musicista colto e sensibile che passa il suo tempo a trascrivere e suonare musica classica, conosce Oliver (Armie Hammer). Il fascino e i modi disinvolti di quest’ultimo colpiscono in modo particolare Elio, che è molto timido ed impacciato. Da qui nasce un amicizia tra i due ragazzi che poi diventerà qualcosa di più e vivranno una storia emozionante, che cambierà per sempre le loro vite.

Questo è veramente un bel film romantico con una capacità di emozionare lo spettatore, con un tocco molto delicato, anche se il finale è dolceamaro. Però, funziona così e l’atto finale è abbastanza realistico, in modo da rendere “Chiamami Col Tuo Nome” un film capace di toccare il cuore per gran parte della durata e poi far scendere una lacrimuccia, alla fine.

Rappresenta una storia d’amore a tutti gli effetti, che porta prima ad emozioni positive e poi finisce, lasciando il dolore e la sofferenza. Ma l’amore non è proprio questo? Arriva come un treno nelle vite di tutti e fa provare alle persone tantissime emozioni. È una cosa che muove il fulcro del mondo di ognuno e lo si vive, in tutte le sue sfumature.

Questo film è uno di quelli che meritano di essere visti da tutti, almeno una volta. In tempi come questi, si parla spesso di omosessualità ma il film non è propaganda su quest’orientamento. Non è questo l’intento, perché sia se si è eterosessuali che omosessuali, l’amore travolge e fa provare emozioni sia positive che negative. L’omosessualità qui non è il fulcro centrale, ma un contorno. Le emozioni che provano Elio e Oliver sono talmente coinvolgenti che quando si guarda il film, sembra di sentirle a propria volta. È una storia che tocca il cuore, facendo sorridere ed allo stesso tempo commuovere.

Solo uno come Guadagnino poteva essere il regista di un film come questo e il suo tocco è stato quello azzeccato. Basta guardare film come “Io Sono L’Amore”, “A Bigger Splash” o il recente “Bones And All” per capire di cosa si sta parlando. Guadagnino ha quel modus operandi così delicato che punta a far emozionare lo spettatore e “Chiamami Col Tuo Nome” è il migliore che abbia fatto. Gran parte dei suoi film rappresentano le varie forme dell’amore, ma questo è quello che rappresenta per bene la sua modalità.

La sceneggiatura, nonostante sia ben scritta, procede in maniera lenta, ma è una lentezza accettabile che presenta per bene i due protagonisti e la loro storia che nasce poco a poco, capace di coinvolgere per tutta la durata nella sua intensità che emana. Tutto questo accompagnato da una buona colonna sonora e una fotografia ben strutturata. Le varie inquadrature rappresentano i luoghi in cui si svolge il film (la provincia di Cremona, principalmente a Crema, e i comuni di Moscazzano, Pizzighettone e Pandino), che fanno venir voglia di visitarli (anche questo appartiene al fenomeno del Cineturismo).

Ma un altro punto a favore del film è l’incredibile performance dei due attori protagonisti. Timothee Chalamet è un altro attore di questa nuova generazione che sta dando sempre più dimostrazione della sua bravura e il ruolo di Elio è uno dei più noti, finora. Anzi, direi uno dei migliori che abbia mai fatto. Anche Armie Hammer è stato bravissimo. L’alchimia che si vede tra i due attori è qualcosa di magico e si percepisce una bella sintonia. Per come si mostrano, non sembra due che stanno recitando, ma due persone che si amano davvero. Elio è un personaggio molto sensibile e che si affaccia la prima volta all’amore vero, ovvero quell’amore che travolge e che fa perdere la testa. Oliver invece è un tipo affascinante e misterioso che fa perdere la testa ad Elio, tanto da far dire a quest’ultimo “Ma chi è? Perché provo questa sensazione mai provata prima? Sente le stesse cose? Mi amerà come lo amo io?”. Questo porta l’amore. Per tutta la durata del film, si vedono tutte le fasi di questa storia emozionante. Peccato per il finale che si rivela un po’ triste, anche se è possibilmente reale (non per tutti, per fortuna).

A proposito dell’atto finale, c’è una scena bellissima, tra Elio e suo padre (interpretato da Michael Stuhlbarg, un altro attore del cast che lascia il segno). In questa scena particolare presente verso la fine, il padre di Elio fa un monologo stupendo e molto istruttivo. Un monologo in cui ognuno ci si ritrova (compreso il sottoscritto). È un monologo fatto apposta per chi ha amato davvero come ha fatto Elio, una volta nella vita. Le parole sono toccanti ed incita a “godere” del dolore accumulato verso la fine della storia perché dimostra che c’è stato un qualcosa che si è provato davvero e per cui ci si credeva davvero (qualcosa di profondo e vero, al di là di come sia andata).

Il monologo di Mr Perlman in Chiamami col tuo nome è il seguente:

“Quando meno te lo aspetti la natura ha astuti metodi per scovare il tuo punto più debole. Tu ricordati che sono qui. Adesso magari non vuoi provare niente. Magari non vorrai mai provare niente. E sai, magari non è con me che vorrai parlare di queste cose, però… prova qualcosa, perché l’hai già provata. Senti, avete avuto una splendida amicizia. Forse più di un’amicizia. E io t’invidio. Al mio posto, un padre spererebbe che tutto questo svanisse, pregherebbe che il figlio cadesse in piedi. Ma non sono quel tipo di padre.

Strappiamo via così tanto di noi per guarire in fretta dalle ferite, che finiamo in bancarotta già a trent’anni e abbiamo meno da offrire ogni volta che troviamo una persona nuova. Ma forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa, che spreco! Ho parlato a sproposito? Allora dico un’ultima cosa per chiarire meglio. Forse ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto una cosa così. Qualcosa mi ha sempre frenato prima. Si è messa di mezzo.

Come vivrai saranno affari tuoi, però ricordati: il cuore e il corpo ci vengono dati soltanto una volta. E in men che non si dica, il tuo cuore è consumato, e -quanto al tuo corpo- a un certo punto nessuno più lo guarda, né ancora meno ci si avvicina. Tu, adesso, senti tristezza. Dolore. Non ucciderli, al pari della gioia che hai provato”

È un monologo dove viene mostrata l’importanza dei sentimenti, come l’amore, la sofferenza, la serenità e anche il dolore. Meglio aver provato qualcosa di magico ed essersi buttati, anche a costo di farsi del male, che rimanere fuori per non rischiare di soffrire e di conseguenza, non provare nulla.

Forse il sottoscritto è un po’ romantico, ma considera così l’amore e “Chiamami Col Tuo Nome” è l’esempio lampante. Non importa se le persone coinvolte siano omosessuali o eterosessuali, sempre di amore si sta parlando. “Chiamami Col Tuo Nome” è un film apparentemente romantico, capace di far risvegliare il desiderio di vivere un amore così o il ricordo di averlo vissuto, in tutto e per tutto. Ma è anche istruttivo sul fatto che se alla fine, lascia un po’ di sofferenza si può imparare da essa e si rimane con la consapevolezza di essersi sentiti vivi e di aver voluto credere in qualcosa. E soprattutto, di averla vissuta in tutto e per tutto.

Si consiglia sia una lettura del romanzo che la visione del film, che si trova nel catalogo di Netflix.

Voto: 9/10

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