Le recensioni di Giorgio Maria Aloi

Recensione “Assassinio a Venezia” di Giorgio Maria Aloi

Recensione Giorgio Maria Aloi
Giorgio Maria Aloi

Recensione di Giorgio Maria Aloi

“Assassinio A Venezia” è un film del 2023 diretto da Kenneth Branagh e l’adattamento cinematografico del romanzo “Poirot E La Strage Degli Innocenti” scritto da Agatha Christie.

1947. Venezia. Hercule Poirot (Kenneth Branagh), dopo aver perso la fede in Dio e nell’umanità per via di eventi spiacevoli, si è ritirato ufficialmente dalla professione di detective. Ma nel momento in cui prende parte con riluttanza ad una seduta spiritica, uno degli ospiti viene misteriosamente assassinato e Poirot decide di indagare. Chi è l’assassino? È uno degli ospiti o questa volta, la risoluzione del caso è collegata al paranormale?

Le avventure di Hercule Poirot dirette da Kenneth Branagh sono rivolte ad un pubblico piuttosto vasto. Fa in modo che questi film vengano visti sia dai lettori dei romanzi di Agatha Christie che da coloro che non ne hanno mai sfogliato uno. “Assassino A Venezia” è la conferma di ciò. In questo nuovo capitolo, il regista si è preso più libertà creativa e si è discostato quasi totalmente dal romanzo “Poirot E La Strage Degli Innocenti” (Halloween Party) ed infatti, prende solo ispirazione da esso.

Questo terzo film è più “indipendente” degli altri due, infatti questo può essere visto anche da chi non ha visto i precedenti. Ci sono diverse differenze tra il romanzo e il libro (come capita spesso), ma è il modus operandi che si decide di adottare per raccontare la storia che fa la differenza, rendendo piacevole la visione anche ai lettori accaniti (tranne i più puntigliosi).

Nel film cambiano diverse cose, come l’ambientazione dove si svolge la trama o altri elementi presenti, arrivando anche a compiere un paio di errori che passano in secondo piano. Ma ora ci si sofferma un attimo sull’ambientazione che ricade su una delle città italiane più famose: Venezia. La città, in realtà, è solo un contorno e le inquadrature su di essa sono ridotte, però sono sufficienti per il fenomeno del Cineturismo. Questo può rivelarsi uno dei casi in cui lo spettatore si sente invogliato a visitare (o a ritornare) nel luogo mostrato del film.

Ma oltre a questo, “Assassinio A Venezia” si presenta come un thriller coinvolgente e si può considerare il migliore dei tre film realizzati da Branagh, sia a livello di scrittura che registico. Qui l’attore e regista ha voluto osare di più ed ha sperimentato con un’aggiunta che si è rivelata un’ottima mossa per attirare il pubblico e per rendere più coinvolgente (o più angosciante) la storia: l’horror.

L’atmosfera horror ricorda molto il cinema hitchcockiano e la combinazione col genere giallo è riuscita del tutto. Questa novità si mischia in alcuni dettagli che vengono tirati fuori al momento opportuno, facendo sussultare lo spettatore mentre segue la vicenda. Branagh è uno di quei registi precisi ed attenti ai dettagli, elementi molto utili soprattutto in storie come questa.

Oltre ad aver svolto nuovamente un buon lavoro registico, non è stato da meno neanche come attore protagonista. Branagh è più calato nel ruolo e stavolta ha interpretato un Poirot più vicino alla controparte letteraria, ossia più cinico ed indisponente e soprattutto meno coinvolto emotivamente rispetto a quello visto negli altri due film, dove era più “umano”. Considerando la sua stanchezza e la sua demotivazione, legate ai suoi demoni interiori, questa sua nuova avventura era quella di cui aveva bisogno per “affrontare” tutto questo. L’atmosfera horror presente nel film è anche una proiezione dei fantasmi del suo passato e dello stato d’animo in cui si trova, che cerca di affrontarli durante la ricerca dell’assassino e la continua lotta tra la razionalità e l’irreale, all’interno della sua mente.

Tutto questo è accompagnato anche da un comparto tecnico ben strutturato che comprende: una fotografia camaleontica in base al luogo mostrato con un buon gioco di luci ed ombre tipiche da romanzo gotico; una colonna sonora da brividi; ed una buona recitazione del cast. La durata è quel che serve per questa storia ed essa è pure così coinvolgente, che lo spettatore neanche si accorge del tempo che scorre durante la visione.

Però, non è esente da difetti. Se proprio si deve trovare un difetto, sta nel fatto che non ci sono questi grandi colpi di scena. L’esito del caso appare un po’ prevedibile su certi punti e mentre si guarda il film, si possono capire da soli e questo rende il finale un po’ scontato.

Un film da non perdere. Voto: 9/10

 

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